Il cuore è una pompa che, attraverso una funzione meccanica (contrazione), spinge il sangue in tutto il corpo attraverso i vasi. Come tutte le pompe meccaniche è formato da componenti che hanno una gerarchia funzionale necessaria a rendere più efficiente il proprio compito.
Tale gerarchia di funzionamento prevede che il movimento delle sue componenti rispetti una certa sequenza che viene garantita da un’attivazione elettrica progressiva. Quest’ultima diffondendosi nel tessuto cardiaco ne comporta il funzionamento ottimale.
La normale ed ordinata attivazione elettrica delle strutture cardiache fa in modo che il cuore si contragga in maniera ordinata e coordinata e fa in modo che il suo meccanismo di pompa funzioni al meglio. Tale attivazione ordinata determina un ritmo che viene definito “Ritmo Sinusale” perché generata da una struttura specifica chiamata Nodo del Seno.
Il Nodo del Seno è definito anche Segna Passi naturale del cuore perché è quello che detta la cadenza e da cui parte la sequenza di attivazione delle componenti cardiache. Dobbiamo immaginarlo un po’ come il direttore di un’orchestra che impone a tutte le strutture cardiache di svolgere il proprio compito al momento giusto.
Quando l’attività elettrica sfugge al controllo di questo direttore d’orchestra si parla di disturbi del ritmo ossia di aritmie.
Esistono diverse tipologie di aritmie e ciascuna ha la propria specificità che sarebbe troppo lungo andare a trattare nel dettaglio, ma tutte possono essere semplificate in due grandi famiglie: quelle che fanno andare il cuore troppo lento, le cosiddette ipocinetiche e quelle che fanno andare il cuore troppo veloce, ovvero ipercinetiche.
Le Aritmie Ipocinetiche derivano da difetti di produzione dell’impulso elettrico a livello del Nodo del Seno o da difetti di trasmissione (conduzione) dell’impulso tra le varie componenti del cuore. Questo porta spesso ad un eccessivo rallentamento della frequenza cardiaca che, sebbene a volte asintomatica, si può manifestare con vari gradi che vanno dall’eccessiva stanchezza all’affanno fino anche alla perdita di coscienza. La strategia di trattamento in questi casi prevede l’applicazione di un dispositivo detto pacemaker che sostituendosi al Nodo del Seno o alle vie di conduzione ripristina il corretto ritmo e la corretta sequenza di attivazione delle componenti del cuore.
Le Aritmie Ipercinetiche derivano, invece, da produzioni anomale dell’impulso elettrico a livello di strutture che di solito obbediscono a quanto imposto dal Nodo del Seno. Esse generano un proprio ritmo e lo impongono al resto del cuore alterando la normale sequenza di attivazione delle componenti e rendendo il sistema di pompa meno efficiente. Tali aritmie possono essere generate negli atri o nei ventricoli e prendono il nome proprio dalle strutture da cui originano e possono essere trattate sia con strategie farmacologiche sia con strategie interventistiche.
Una delle più comuni è sicuramente la Fibrillazione Atriale che è dovuta ad uno sconvolgimento della normale attivazione degli atri e comporta un ritmo disordinato e caotico che si manifesta con palpitazioni, affanno e stanchezza (anche se spesso è asintomatica). Tale condizione rappresenta l’esempio tipico delle aritmie cardiache che, con le tecniche derivanti dall’evoluzione tecnologica degli ultimi anni, può essere facilmente individuata con dispositivi personali (es smart watch) ed altrettanto facilmente trattata mediante una procedura chiamata ablazione transcatetere.
Quest’ultima tecnica consiste nell’entrare all’interno delle camere cardiache con dei cateteri di pochi millimetri inseriti dalle vene della gamba che sono in grado di mappare l’attività elettrica cardiaca andando ad individuare con precisione l’origine dell’impulso anomalo e di eliminarlo attraverso l’applicazione di una fonte di energia che determina la distruzione del tessuto sede dell’anomalia.
L’elettroporazione o Pulsed Field Ablation, questo è il nome della tecnica, provoca una lesione solo sulla parte di tessuto responsabile dell’aritmia ed evita che vengano apportati danni alle strutture vicine e garantisce un’ottima percentuale di successo procedurale in tempi operatori ridotti.